Miele, boom di consumi tra i giovani

I giovani riscoprono il miele e sono loro a trainare la domanda nazionale, cresciuta del 13% nei primi nove mesi del 2020. Un’inversione di tendenza sia rispetto alla flessione delle vendite nel biennio 2018/19 sia con riferimento al profilo dei consumatori.

Se prima, infatti, oltre il 70% degli acquisti si doveva agli over 50 con reddito medio-alto, ora sono le nuove famiglie e le famiglie con adolescenti a far registrare le migliori performance in termini di volumi, rispettivamente +56% e +32%. Un dato che può trovare spiegazione nella maggior attenzione ai prodotti naturali e salutistici e nella più lunga permanenza a casa.

Consumi in aumento, quindi, ma la produzione italiana a che punto è?

Con i suoi 1,6 milioni di alveari, l’Italia si colloca al quarto posto in Europa, dopo Spagna (3 milioni), Romania (2 milioni) e Polonia (1,7 milioni).

La regione più produttiva è il Piemonte, con oltre 5 mila tonnellate, seguita da Toscana (3 mila tonnellate) ed Emilia-Romagna (2 mila tonnellate).

Nonostante si stimi un incremento del 13% nei volumi produttivi (17 mila tonnellate nel 2020 rispetto alle 15 mila del 2019), il livello di produzione è tuttavia ancora del 26% al di sotto della capacità nazionale e nel 2019 circa il 60% di prodotto disponibile sul mercato italiano era di provenienza estera.

L’apicoltura made in Italy continua a fare i conti con gli effetti sempre più tangibili del cambiamento climatico, meteo incostante, moria di api, parassiti, erosione del suolo e concorrenza estera.

Ogni anno arrivano in Italia oltre 20 mila tonnellate di miele dai Paesi dell’Est, a prezzi notevolmente inferiori che deprimono il mercato. Il principale fornitore è l’Ungheria, da cui proviene il 42% del miele importato. Una tendenza che sembra però in calo: dopo il picco del 2018, infatti, le importazioni italiane di miele si sono ridotte del 12% nel 2019, con un trend che dovrebbe confermarsi anche per il 2020.

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