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Gran Paradiso, dove osano le api

“Quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose accadono” – scriveva il poeta William Blake. Altrettanto succede se ad incontrarsi sono api e montagne, aggiungiamo noi.

Quando le api raggiungono boschi e praterie alpine, infatti, entrano in contatto con fiori tipici di queste zone. Il nettare che le nostre api ricavano da queste piante dà origine a mieli dalle caratteristiche uniche. Spesso si tratta di varietà floreali che crescono solo ad alcune altitudini o in poche vallate, come i rododendri che troviamo tra i 1800 e 2800 metri di quota nell’area del Gran Paradiso, luogo a cui noi e le nostre api siamo particolarmente legati. Il Gran Paradiso è tante cose: montagna, parco, area protetta, meta di escursioni e attività didattiche, simbolo di biodiversità.

La montagna, un “4000” tutto made in Italy

Anche se è più basso degli altri tre Giganti delle Alpi – Monte Bianco, Rosa e Cervino – il Gran Paradiso ha la caratteristica di essere l’unico interamente in territorio italiano.
Il massiccio situato nell’Alpi Graie dà anche il nome al Parco Nazionale Gran Paradiso e all’area turistica circostante che include, oltre alle valli di Cogne, Valsavarenche, Rhêmes e Valgrisenche, anche i pendii che da fondovalle salgono verso il Mont Fallère e il vallone di Vertosan.

Il Parco Nazionale Gran Paradiso, salvaguardia e biodiversità

Uno spettacolo della natura. Un’area protetta di oltre 70.000 ettari, con oltre un secolo di storia, che si estende tra Piemonte e Val d’Aosta, in alta montagna tra 800 e 4.061 metri di quota. Il Gran Paradiso è stato il primo Parco ad essere istituito in Italia, nel 1922. La sua nascita ha però origini più antiche ed è legata alla protezione dello Stambecco alpino, divenuto poi simbolo del Parco. Nel 1856 Vittorio Emanuele II di Savoia dichiarò queste montagne riserva reale di caccia, salvando di fatto lo stambecco dall’estinzione a cui sembrava destinato. A salvaguardia della fauna furono istituiti anche un corpo di guardia specializzato e una rete viaria. Nel 1920 la riserva fu donata allo Stato italiano perché ne facesse un parco che due anni dopo venne formalmente istituito. Insieme agli stambecchi troviamo oggi una grande varietà di specie animali e floreali che il Parco protegge, promuovendo una gestione attenta del territorio e l’integrazione sostenibile tra uomo e ambiente naturale.

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